ROMA
1960
Ancora adolescente inizia a frequentare lo studio del pittore-scultore
Valente Assenza, frequenza questa che dura alcuni anni impegnati
per lo più nella pratica del disegno. Conseguita la maturità
si iscrive prima al Corso Libero del Nudo presso lAccademia
di Belle Arti di Roma allora diretto da Giulio Turcato, poi alla
Facoltà di Lettere e Filosofia della Università di
Roma La Sapienza, laureandosi in Studi Storico Artistici. La sua
attività espositiva ha inizio nel 1985 nelle sale di Palazzo
Valentini a Roma. Da allora, più di cento mostre si sono
tenute in molte città italiane, in spazi pubblici e privati.
Vive e lavora tra Roma e Todi.
Mostre
personali
1986
Studio Ennio Calabria, Roma.
Palazzo Valentini, Roma.
1987
Galleria Il Faro Centro dArte, Belvedere Marittimo (CS).
1988
Galleria Lombardi, Roma.
1990
Galleria Ca dOro, Roma.
1991
Galleria De Clemente, Brescia.
Galleria Genus, San Benedetto del Tronto (AP).
Galleria La Vetrata, Roma.
1992
Palazzo dei Congressi, 4° Salone dArte Moderna e contemporanea,
Roma.
Galleria del Corso, Latina
Galleria La Stadera Centro dArte, Pescocostanzo (AQ).
1993
Galleria Lombardi, Roma.
Galleria Il Faro Centro dArte, Belvedere Marittimo (CS).
Galleria Il Triangolo, Cosenza.
Convento Domenicano, 6° Festival Mediterraneo, Altomonte (CS).
1994
Palazzo Acito, Sasso Barisano, Matera.
1995
Galleria Il Segno Contemporaneo, Brindisi.
Galleria La Vetrata, Roma.
Galleria Lazzari, Roma.
1996
Galleria Devoto, Genova.
Galleria De Clemente, Brescia.
1997
Galleria Spazio Arte, Perugia.
Arte Roma, Galleria Ca dOro, Roma.
1998
Galleria Monopoli Arte Contemporanea, Pavia.
Galleria Lombardi, Roma.
Galleria APT Sistiana,Trieste.
Galleria Genus, San Benedetto del Tronto (AP).
1999
Galleria La Vetrata, Roma.
2000
Ancona Arte, Ancona.
Contemporanea, Forlì.
2001
Arte Fiera, Udine.
Contemporanea, Forlì.
2002
Alitalia, Sala Freccia Alata, Aeroporto Milano Malpensa, Milano.
Galleria Mari Arte Contemporanea, Imbersago (LC).
Galleria Perlini Arte, Reggio Calabria.
Contemporanea, Forlì.
Galleria Ca dOro, Roma.
2003
Galleria Ferrari, Ferrara.
Galleria Genus, S.Benedetto del Tronto, (AP).
KPMG Sede di Berlino, Berlino.
Galleria Lombardi, Roma.
2004
Galleria Pancaldi, La Notte Bianca Alberi dArgento,
Roma.
La Cassa Cassa di Risparmio di Ravenna, Energia Contemporanea,
Ravenna.
Fiera di Forlì, Energia Contemporanea, Forlì.
2005
Palazzina Azzurra, S.Benedetto del Tronto, (AP)
Galleria Edarcom Europa, Roma.
2006
Arte Fiera, Bergamo.
Galleria La Vetrata, Roma.
Mostre
collettive
1986
Fortezza Michelangelo, Civitavecchia (RM).
Palazzo Venturi, Campagnano (RM).
1988
Istituto S. Michele a Ripa, LArte contro lAIDS,
Roma.
Ex Borsa in Campo Boario, Dodicimenotrentacinquesecondo, giovani
artisti a Roma, Roma
Galleria Ca dOro, E se Roma, Roma.
1989
Palazzo dei Congressi, 1° Salone dArte Moderna e
Contemporanea, Roma.
Villa Doria Pamphili Palazzina Corsini, Arcadia perduta,
Roma.
Museo Centrale del Risorgimento, Arte e Ambiente, Roma.
1990
Galleria Ca dOro, LArte per lEcologia,
Roma.
Galleria Laura Son, Genova.
1991
Galleria Incontro dArte, Il Sogno di Colombo,
Roma.
Sala I-Salaam, Escursus dArte per i bambini palestinesi,
Roma.
1992
Ippodromo Capannelle, A Cavallo dellArte, Roma.
XIX Mostra Nazionale dArte Contemporanea, Premio Sulmona,
Sulmona.
1994
Accademia dEgitto, Paralleli 2, Roma.
Palazzo della Corgna, Castiglione del Lago (PG).
Italia Egitto Arte, Due Culture Mediterranee, Il Cairo.
Galleria Lazzari, Roma.
1995
A.R.G.A.M., Primaverile Romana, Roma.
Comune di Gallicano, Arte tra le mura, Gallicano nel
Lazio.
Galleria O Art Gallery Internet, Roma.
1996
Sala della Disciplina, Arte per la Speranza, Anguillara
Sabazia (RM).
Galleria Ammiraglio Acton, Milano
Galleria MediArte, Lì dove giunge il cuore, Caserta.
1997
Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie, Segnalazioni,
Roma.
Galleria Spazio Arte, Fascino della femminilità esteriore,
Perugia.
Ex Mattatoio di Testaccio, LArte a Roma, Roma.
1998
Studio Oggetto, O.B.A., Milano.
Palazzo Cambiasso, Hop altrove, Genova.
A.R.G.A.M., Primaverile Romana, Roma.
Centro Internazionale di Fisica Teorica, Abdus Salam,
Light, Grignano (TS).
Chiesa Santa Croce, Forma e memorie, Tuscanica (VT).
Galleria Castiglione, Bologna.
Fiera di Sett Dulur, Libri mai visti, Russi (RA).
Galleria Folini, Lugano (CH).
Santa Maria Gualtieri, MAC, Pavia.
1999
Galleria Nieder Hauser, Losanna (CH).
Expò Arte, Bari.
Comune di Rocca di Cave, Festoni drappi e feste, Rocca
di Cave (RM).
2000
Expò Bari, Bari.
Premio Morlotti, Imbersago (LC).
2001
Vicenza Arte, Vicenza.
Expò Bari, Bari.
Udine Artefiera, Udine.
Carrara Arte, Carrara.
Arte Fiera, Padova.
Premio Morlotti, Imbersago (LC).
2002
Fiera di Udine Artefiera, Udine.
Primaverile Romana A.R.G.A.M. 2002, Faccia a faccia-Artisti
in vetrina, Galleria La Vetrata, Roma.
2003
Accademia dEgitto Arte a Roma Italia Egitto, A.R.G.A.M.-Accademia
dEgitto, Roma.
Alitalia per lArte - Giffoni Film Festival, Un mondo
di immagini per chi immagina il mondo, Convento di San Francesco,
Giffoni (SA).
Alitalia per lArte - Sala Club Ulisse, Aeroporto Leonardo
da Vinci, Roma.
2004
Fondazione Michetti - LV Premio Michetti Mito e realtà
- Uno sguardo ad oriente, Palazzo San Domenico, Museo Michetti,
Francavilla al Mare (PE).
Fiera di Viterbo Vitarte, Viterbo.
Forlì Fiera OTIUM, prego si accomodi, Forlì.
Riparte Decimo anniversario - Ten Year Anniversari,
Roma.
Galleria Pancaldi, Ceccobelli - Colagrossi - Frangi,
Roma.
2005
Fiera di Viterbo Vitate, Viterbo.
Traforo Via Nazionale Sagome, Roma
Complesso Monumentale del Vittoriano Salone di Maggio. Roma
luoghi e colori, Roma.
Galleria Pancaldi BLACK, Roma.
XVIII Rassegna Nazionale dArte Contemporanea Città
di Campomarino 2005, (I°Premio), Campomarino (CB).
Premio Nazionale di Pittura Sabaudia - Ferruccio Ferrazzi
III Edizione, Sabaudia (LT).
XXXII Premio Sulmona 2005, Sulmona (AQ).
Villa Pisani Generazionalmente, Patti (ME).
Galleria il Faro Generazionalmente, Belvedere Marittimo
(CS).
Galleria Edarcom Europa Generazionalmente, Roma.
Galleria Il Narciso enerazionalmente, Roma.
Galleria della Tartaruga Generazionalmente, Roma.
Galleria La Vetrata Generazionalmente, Roma.
2006
Galleria Pancaldi Imperfetto, il furto al paesaggio,
Roma.
BIBLIOGRAFIA
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monografici
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catalogo mostra Galleria Enrico Lombardi, Roma, edizioni della galleria,
Roma 1988.
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Roma, edizioni della galleria, Roma 1990.
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ANGELO, Nel mio vortice, edizione Cahiers dArt
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Testi
e Articoli
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SELVAGGI GIUSEPPE, I nuovi giovani: densità desistere
nella pittura di Angelo Colagrossi, in Giornale dItalia
16.7.1988.
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Documenti
televisivi
NOTARANGELO
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PALUMBO FRANCO, Colagrossi, T.B.M.,1994.
PONTI HILDE, Colagrossi, G.B.R.,1993.
WEITSCHEK MICHAEL, Colagrossi, cortometraggio della
televisione tedesca A.R.D., 1994.
A
seguito alcuni TESTI + una INTERVISTA
Dalla
continuità alla frantumazione caotica:
la pittura di Angelo Colagrossi
Ciò che io perseguo al di sopra di tutto è lespressione.
Talvolta mi è stata riconosciuta una certa competenza tecnica,
pur dichiarando che le mie ambizioni erano modeste e non andavano
al dì là della soddisfazione di ordine puramente visivo
che può procurare la vista
di un quadro. Ma il pensiero di un pittore non può essere
valutato prescindendo dai suoi mezzi, in quanto
ha valore solo se è compensato da mezzi che devono essere
tanto più completi (e per completi intendo non complicati)
quanto più è profondo il suo pensiero.
Non posso fare distinzioni tra il sentimento che ho della vita e
il modo in cui la traduco.
(Henri Matisse)
In un saggio del 1947 (La Pittura), Lionello Venturi affermava che
per intendereun dipinto, anche un capolavoro,
bisogna guardarlo spregiudicatamente, con la nostra attuale
esperienza dellarte. Nel fornire le coordinate per raggiungere
una critica matura, lo stesso Venturi ricordava che,
nella lettura dellopera, se prevale la sensibilità,
il critico obbedisce agli impulsi del momento e corre il rischio
di lasciar prevalere nel giudizio il contingente sulleterno;
ma se prevalgono le idee, che tendono a diventare leggi e regole,
quel che si perde è la realtà artistica,chè
sempre varia e nuova e non obbedisce ad alcuna legge. Per troppo
amore alleterno e troppa paura del contingente, si perde luno
e laltro e non rimane che il vuoto.
Nel caso di Angelo Colagrossi il contingente assume
una doppia valenza: mantiene il suo ruolo di preziosa coordinata
critica, ma è anche e soprattutto uno degli elementi, forse
il principale, che ha ispirato la realizzazione delle sue opere.
E se nel lavoro del critico il contingente garantisce laderenza
alla realtà artistica, chè sempre varia
e nuova e non obbedisce ad alcuna legge, lo stesso discorso
coinvolge in pari misura gli artisti, che da sempre attingono e
interpretano liberamente linfinità degli spunti offerti
loro dalla realtà, dal proprio presente. Daltro canto,
non è forse nellesercizio ermeneutico, pur nella differenza
delle prassi operative, che le figure dellartista e del critico
trovano un punto di tangenza?
Colagrossi, da sempre fedele a una figurazione inseribile nel contesto
del realismo contemporaneo, da circa due anni ha iniziato a sfumare
liniziale tendenza alla narrazione a vantaggio di una più
spiccata e intima liricità pittorica che propria nellapparente
banalità del contingente e del quotidiano trova il punto
di approdo da cui inoltrare la propria ricognizione del presente.
Un passaggio drammatico, quasi una morte e una resurrezione poetica,
provocato dal giudizio che lartista stesso ha espresso su
tutte le opere nate da quella particolare linearità
di pensiero che per anni ha coinvolto senza discontinuità
mente, mano e mondo esterno. Tuttavia, lautocritica di Colagrossi
non rinnega né boccia il lavoro passato, ma si profila piuttosto
come una necessità imposta dalla presa di coscienza dellinadeguatezza
delle passate dinamiche mentali, che hanno preceduto e sostanziato
la prassi pittorica, rispetto alle nuove esigenze creative. Sono
arrivato alla considerazione che per essere estremamente moderni,
al passo con i propri tempi, non bisogna fare altro che assecondare
la propria interiorità e ascoltarla più della parte
razionale della mente che pensa, ha affermato in una recente
intervista. Si tratta, di fatto, dellelevazione della propria
sensibilità emotiva a metro di giudizio proprio, se non addirittura
unico. Una scelta che ha portato lartista ad estremizzare
la figurazione delle forme ora risolte con gesti veloci e
compendiari quasi nellurgenza di esprimere una condizione
esistenziale disperante -, a mollare gli ormeggi da certe eleganze
compositive sopraffatte da una matura indifferenza per il
piacevole e ad estendere il già ricco repertorio figurale.
Con i suoi quadri Colagrossi racconta lacuirsi di un disagio,
forte e attuale, provocato dalla perdita della centralità
delluomo nella società contemporanea. Un disagio, questo
si, vissuto con spietata lucidità e razionale consapevolezza,
che ha alimentato nellartista quel senso di irreversibile
instabilità che si riscontra in molte sue tele. Scrive Colagrossi:
Cè un mutamento in me e fuori di me; tutte le
cose si contraggono, si accorciano fino a diventare stenografiche.
Gli scenari si fanno via via più scarni, essenziali, meno
ampi, vari e variabili. Non cè più tempo perché
una cosa sia in rapporto con altre mille cose in sequenza logica
e lineare; di volta in volta si delineano le articolazioni del caso
e prenderanno la forma che solo in quel momento può determinarsi.
Il dissidio che va generandosi è fra queste due realtà:
una che cerca di tenere tutto legato insieme, in un tutto continuo
tra passato presente e futuro, quindi in un arco ampio delle visione
delle cose, laltra, una frantumazione disarticolata e caotica
del tutto.
Indagata con la passata ricerca, la realtà del tutto
continuo e rintracciato nella frantumazione disarticolata
e caotica del tutto lelemento nuovo e drammaticamente
condizionante, lartista ha corretto la rotta della propria
indagine. Ma considerare le opere recenti di Colagrossi come un
atto di denuncia verso un presente alienante che attraverso
lesaltazione tecnologica e la conseguente accelerazione della
velocità degli scambi sociali finisce con il frantumare
e recidere ogni legame con il passato, anche quello più prossimo,e
confinare luomo in una posizione periferica sarebbe
un errore grossolano. Infatti, non diversamente dallindagine
di altri artisti, che pure si muovono nellambito della figurazione
e usano la pittura come strumento di analisi per esprimere le più
intime reazioni alle aggressioni del presente, anche i quadri di
Colagrossi vanno letti come puntuali testimonianze;
appunti diaristici della quotidianità oltraggiata, trasfigurandosi,
divengono istantanee di una sofferta condizione emotiva, visioni
dal forte connotato lirico.
Nel sistema globalizzato, la tecnologia è al servizio della
comunicazione che, a sua volta, in modo diretto (pubblicità)
o mediato (messaggi subliminali) è funzionale alla creazione
di esigenze effimere finalizzate al lancio e al consumo di sempre
nuovi prodotti industriali. Lidolatria della merce, scalzato
il millenario antropocentrismo, ha ridotto luomo alla penosa
condizione di acritico consumatore, di Cosa tra le cose.
E per questo che nelle tele di Colagrossi, la figura, un tempo
protagonista indiscussa del campo pittorico, ora viene spesso a
confondersi con lambiente circostante, eclissata, in secondo
piano dietro gli oggetti di uso comune o inserita, quasi come elemento
accessorio,nelle rappresentazioni dei cartelloni pubblicitari in
cui si celebra la liturgia del consumo.
Colagrossi registra quindi il trionfo delloggetto, della cosa,
evidenziando però in esso quella cifra umanissima che può
rintracciarsi nella memoria delloggetto stesso,
ovvero nelluso fattone dalluomo. Ciò significa
che nei quadri di questo artista, proprio attraverso le cose, lindividuo
assume la valenza del soggetto sottinteso, quasi unorma, una
traccia di una presenza passata. Non di rado, gli oggetti che abitano
gli instabili interni di queste tele si presentano in caduta
libera come i telecomandi e i posacenere che precipitano
nel vuoto quasi fossero angeli ribelli puniti da un invisibile San
Michele - o decontestualizzate, come i piatti che si frantumano
oltre le finestre. Ma caduta e frantumazione, oltre a simboleggiare
la certezza della precarietà del presente, rappresentano
anche la possibilità di una nuova relazione tra ciò
che è sedimentato con ciò che è in via di formazione,
di definizione. Sono due imprescindibili fasi delleterno
ciclo per cui tutto muta per ricostruirsi in forme nuove.
Conversazione
con Angelo Colagrossi
Senso
della precarietà, assenza di equilibrio, da qualche tempo
nel tuo lavoro tutto sembra contenuto in uno spazio instabile che
mi pare rappresenti una condizione esistenziale.
Come ho avuto modo di scrivere in occasione di una recente mostra,
ho cercato sempre di far sì che ci fosse uno sviluppo lineare
della pittura in rapporto al pensiero. Questa modalità, che
ho seguito per tanti anni, ha impedito che la pittura coincidesse
esattamente con quelli che erano i miei malumori, i miei stati interiori.
Alla fine, sono approdato alla considerazione che per essere nel
proprio tempo, non bisogna fare altro che assecondare la propria
interiorità, ascoltarla tanto quanto la parte razionale della
mente che pensa. E necessario sentire listinto, gli
umori, tutte le pulsioni, anche se ad un certo punto potrebbero
evidenziarsi della contraddizioni delle cadute, nel mio caso la
perdita dellequilibrio appunto. Tutto questo, cercando di
non sconfinare verso forme e segmenti dellarte, per così
dire astratti, per conservare quella riconoscibilità che
garantisce in qualche modo una fruizione più immediata, senza
rinunciare a quella libertà che corre il rischio di irrigidirsi
appunto dentro una linearità che preordina le cose.
Quali suggestioni hanno favorito questo passaggio?
Mi sono reso conto di vivere a cavallo di una discontinuità
del pensiero che da una parte guarda al passato e dallaltra
si accorge dellinvadenza del futuro. Ora, siccome lavvento
della tecnologia ha modificato la vita almeno quanto la modificò
la rivoluzione industriale, credo che la società si trovi
di fronte a un cambiamento sconvolgente. Io, con i miei 40 anni,
non riesco a vivere questi cambiamenti con la stessa disinvoltura
di un ragazzo di quindici, che è nato in questa nuova dimensione
e che si è nutrito prima ancora che del seno materno, delle
telematica, di internet.
Eco quindi che io soffro la condizione dello squilibrato,
non intendo del matto ma di un individuo che non sta più
in equilibrio. Per cui la mia confusione, che adesso cerco di assecondare,
finisce per coincidere con quella strana confusione che cè
allinterno della società e che è diventata prassi.
Tutto questo alimenta in te profonde inquietudini?
Certo. Fino a qualche tempo fa le cose erano tramandabili: alla
fine di una vita lavorativa un artigiano era in grado di tramandare
al figlio pari pari tutto quello che lui aveva fatto. Saper fare
qualcosa era un tesoro che la famiglia travasava nel figlio. Gli
attrezzi duravano più della vita stessa di chi li usava.
Tutto questo è scomparso, non esiste più.
Oggi sei costretto a consumare persino la cultura. E sebbene la
cultura non sia consumabile, tali sono le modalità di contatto
con essa.
Sei costretto ad aggiornarti continuamente su nuove metodologie
per cui ti rendi conto che partecipare al presente è possibile
quasi esclusivamente attraverso la condivisione del consumo. In
conseguenza di ciò il tempo si è abbreviato. Tutto
sembra segmentato, i tempi di operatività delle cose si riducono,
tutte le culture diventano specifiche. Ora in questa situazione
io che cosa faccio? Non faccio altro che tradurre linquietudine
che mi viene dalla memoria. Vale a dire che essendo nato in una
generazione di mezzo, ricordo che in passato le cose erano fatte
e pensate in un certo modo. Voglio dire che avverto e soffro tutta
la mia differenza tra la mia realtà di formazione, diciamo
di appartenenza, e quella attuale in cui tutto cambia in continuazione.
Quindi nei tuoi quadri traduci questo disagio per i continui
cambiamenti in atto?
Sì. Questo grave senso di instabilità è la
condizione entro la quale mi muovo io e ci muoviamo tutti, non credo
di dire niente di nuovo. In realtà non faccio altro che dipingere
tutto quello che vedo senza preoccuparmi di tenerlo legato ad un
filo lineare e logico. A questo punto, qualunque oggetto, anche
un sacco dellimmondizia, rivela una quantità di cose
e di storie da raccontare. Tutto può essere fruito, anche
un pezzo di carta strappato. Allora io non mi preoccupo di iniziare
a dipingere una storia che ha un inizio e un centro, ma dipingo
precisamente quello che vedo nel momento e nella modalità
in cui mi appare. Sono cose che si sommano ad altre senza metro,
senza precise coordinate spaziali, cose che non centrano nulla
fra loro, ma che però poi, riviste insieme allinterno
della superficie dipinta, possono ricostruire lipotesi di
una storia, oppure possono essere lette singolarmente. Ognuno, forse,
può riconoscere in un piccolo frammento di queste immagini
qualcosa che lo interessa o qualcosa che lo ricollega a qualcosaltro,
io non lo so. In fondo io dipingo me. Le immagini diventano sovrapposizioni
di forme.
Assecondando questa mia pulsione interna, credo di essere vicino
a molte esperienze della vita, prima fra tutte quella del bombardamento
di immagini cui siamo sottoposti quotidianamente, immagini che se
tu vai ad analizzare, una per una, in molti casi non dicono o non
raccontano nulla, ma viste in sequenza ti danno limpressione,
di percepire un senso complessivo. Ecco probabilmente questi quadri
hanno questa possibilità di lettura.
Qual è lobiettivo della tua pittura?
Una volta pensavo che la pittura dovesse essere un percorso ragionato,
in rapporto stretto con la mente che pensa, ecco, io oggi questo
non lo credo più. Credo invece che a dipingere senza un percorso
pianificato si possono fare cose più interessanti.
Mi interessa vedere cosa accade sovrapponendo immagini con leggerezza,
così come nella mente, si sommano luna allaltra.
Mi sembra ci sia una contraddizione tra lanalisi, attenta
e pronta, della società presente e questa volontà
di ricercare, in pittura, la leggerezza.
Non credo, penso che questa leggerezza sia una conseguenza
diretta della realtà contemporanea, che privilegia forme
di comunicazione semplificate e per quanto mi riguarda questo termine
non sta ad indicare superficialità, ma libere rappresentazioni
di cose, oggetti, figure, non legate fra loro da un impianto logico,
ma analizzabili indipendentemente le une dalle altre o, in una visione
complessiva più casuale.
Losservazione mi è venuta dal fatto che, specie
per chi lavora nel contesto della figurazione, cè sempre
stata, e certamente cè ancora, la possibilità
di percorrere anche la strada dellimpegno sociale. Vale a
dire una pittura che abbia anche valore di critica sociale e che
quindi, in qualche modo, chiama in causa lartista imponendogli
una precisa scelta di campo. Ora ti chiedo: rispetto al presente
che hai tratteggiato, ti senti un apocalittico o un integrato?
Io non dipingo pensando di criticare o di giustificare delle cose;
dico invece che mi trovo nella condizione per cui non capisco bene
dove stiamo andando. Dico inoltre che il vecchio non ha più
diritto di cittadinanza nelloggi, che si è perso il
rapporto passato-presente-futuro perché cè solo
quello che viene fatto e consumato immediatamente. Per cui probabilmente
non mi pongo, in maniera critica verso questa situazione, semmai
la vivo allinterno di uno spaesamento. Certamente posso dirti
che la mia condizione è quella di chi non sa bene cosa fare,
che poi è la condizione della grande confusione.
Può darsi che questi quadri possano essere letti come una
forma di critica, ma in realtà nascono dalla mia incapacità
di capire e di entrare completamente nel nuovo. La pittura è
al di fuori della politica, nasce dalluomo ed è per
gli uomini. Ognuno la consuma come vuole e come può. Certo
che di fronte a un cambiamento epocale tanto grande, il senso di
disorientamento aumenta.
Spesso nei tuoi quadri di interni compaiono delle finestre. Che
rapporto stabilisci tra interno ed esterno?
Come ti ho detto voglio pensare meno e dipingere quello che vedo
intriso di grandi suggestioni, quindi, volendo lasciare alle suggestioni
il ruolo dominante, interno ed esterno sono quasi confusi uno nellaltro.
Questa libertà, che nella composizione appare come una mancata
definizione di ciò che sta fuori o che sta dentro
perché quello che sta dentro potrebbe anche stare fuori,
come il piatto per esempio-, è data soltanto da un movimento
mentale. Vale a dire che la mente si muove come un ipertesto, con
associazioni sue proprie. In passato io ho dipinto una finestra
con quello che conteneva e questo contenuto era fuori. Oggi, invece,
dipingo come se la tela fosse uno schermo piatto sul quale le cose
scivolano via, cadono velocemente; interno ed esterno non esistono
più, così come limmagine statica. Tutto si muove.
Le cose è come se cadessero o se passassero o se giocassero,
per cui tu sei di fronte allo scorrere di oggetti indefiniti nella
loro posizione. Questo accade perché non definisco quasi
nulla dentro la mia testa anche se, naturalmente, lossatura
del quadro mi impone di dominare la forma. Io non credo che si possa
inibire la propria sfera razionale. E normale, quindi, che
rimanga un dominio della forma, una strutturazione, una sintassi
allinterno del quadro. In fondo larchitettura delle
cose è insita nella nostra natura. Luomo, facendo associazioni
di pensiero libere aveva una forma ipertestuale della mente prima
della comparsa del computer. Tuttavia queste associazioni tracciano
sempre delle architetture.
Rispetto ai quadri di qualche anno fa hai cambiato anche il modo
di rappresentare la donna. Oggi dipingi una donna con una sensualità
di segno diverso. In passato, anche nelle scelte cromatiche, la
carne era carne, ora sembra materie inorganica. Con questo passaggio
le tue figure femminili affidano la loro sensualità quasi
esclusivamente alle posture che assumono e alle linee vagamente
matissiane che, in qualche caso, ne definiscono i profili. Sostanzialmente,
però, si sono trasformate in oggetti inanimati al pari delle
sedie, dei piati e dei telecomandi
Questa dimensione così evoluta della tecnologia nella società
sembra orientarsi verso la costruzione di una universo nuovo, che
pur essendo nato da noi, perché lo produciamo noi, di fatto
è altro da noi. Ora questo universo tecnologico è
diventato la misura di tutte le cose al nostro posto. Io continuo
a pensare che sia ancora luomo il metro universale. Però
luomo che io dipingo che in genere è una donna-
è una figura che sta acquisendo sempre meno valore rispetto
a questa nuova dimensione della società e quindi finisce
per diventare una cosa secondaria. In questo modo lessere
umano, insieme a tutti gli altri esseri genera una specie di brulichio
informe che annulla lidentità di tutto quello che assorbe,
per cui io dipingo delle figure che si frantumano allo stesso modo
degli oggetti. Il piatto rotto che dipingo potrebbe rappresentare
oltre che il mio universo, anche il cambiamento di unepoca,
cioè la fine di uno sviluppo che fino alla fine dell800
è sembrato essere uniformemente accelerato. Mi hai chiesto
della figura femminile. Bhe la figura che rappresento è una
figura, direi quasi stupida, che sta buttata lì come fosse
priva di reazione. E un po come il mio stordimento la
mia confusione..La mia incapacità di capire il mio tempo
mi fa sentire stupido e quindi diventano stupide anche le figure
che dipingo; sono lì e basta, ma certo hanno perso qualcosa
della loro umanità
Da quello che dici devo dedurre che anche il ciclo dei campi
magnetici è una conseguenza di questa tua riflessione sulla
tecnologia?
Direi proprio di sì. Una volta ho dipinto un quadretto che
ho intitolato Tra le onde. A guardarlo bene, mi sono accorto che
le onde erano puri e semplici movimenti della pittura. Poi, ragionandoci
sopra ho capito che ciò che avevo rappresentato non erano
proprio le onde marine. Così ho cominciato a pensare alle
onde elettromagnetiche che attraversano tutto. Nei lavori successivi
ho ripreso a lavorare sulla figura e le onde e anche se queste non
erano visibili, le consideravo come presenza tangibile. Allora,
a quel punto, mi sono chiesto: ma siamo davvero soli? In realtà
siamo vicini a tante cose e questa solitudine è allo stesso
tempo vera e falsa perché, almeno virtualmente, siamo, come
dire, continuamente in comunicazione con tutto. In realtà
siamo tutti fra le onde.
Quando dipingi la figura e usi degli ocra, in più di un
caso ho ritrovato la freschezza del Pirandello intimo di certi bozzetti.
Mi fa piacere. Fausto Pirandello è uno dei pittori che amo
e ho ammirato. A me piace sapere che qualcuno sia in grado di leggere
un quadro e dire che cè un vincolo, un legame con la
ricerca di qualcun altro. Spesso però i critici che mi hanno
presentato hanno evidenziato certe analogie, certe influenze
di cui io sono andato sempre fiero come se fossero tumori.
Io, essendo di mezza età. Non essendo cresciuto ad hamburger,
patatine e computer e avendo anche studiato la Storia dellArte
so bene che le cose nascono dalle cose. Non si può prendere
un giovane medico, anche se ha studiato tutto quello che concerne
la chirurgia, e metterlo ad operare su un essere umano se prima
non gli si consente di fare delle esperienze con qualcuno che gli
fa vedere come si fa. Allora io penso che dei buoni padri siano
sempre dei buoni padri quando si è giovani. Cè
anche da dire che dalle avanguardie storiche si è generato
nella società un pensiero intorno al pittore che secondo
me non è accettabile. Mi riferisco al concetto di originalità.
Se non inizi da subito a venti anni con una soluzione che ti pone
allattenzione delle critica e del pubblico come un artista
unico, che ha trovato una soluzione unica, distinguibile fra tutte,
non sei nessuno e hai sbagliato tutto. Io credo che questa sia una
concezione sbagliata. Un artista trova la propria dimensione strada
facendo e potrebbe pure non trovarla mai, ciò che conta è
la necessità costante di aderire a se stessi, mangiarsi,
digerirsi. Ricordo che quando frequentavo lAccademia di Belle
Arti cerano molti ragazzi che dipingevano e scolpivano guardando
riviste darte, non soltanto nel tentativo di essere moderni,
scopiazzando codici di successo, ma soprattutto correndo per una
soluzione di fortuna. Le soluzioni di fortuna non sono mai fortunate
e la botta di culo può trovarla Francis Bacon, ma è
unaltra cosa perché la trova dentro di se tra le ferite
e le pieghe della sua diversità dove il rapporto con il senso
comune non esiste, quindi altro che botta di culo. Oggi, non credo
che per essere un pittore visibile e avere una collocazione
ammesso che una collocazione sia indispensabile sia necessaria
loriginalità intesa come unicità a tutti i costi:
dopo la Merda di Manzoni in tal senso che cosa vuoi
più fare?
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